Appare evidente come la questione riferita ai punti nascita in particolare e alla sanità in generale sia tutt’altro che risolta nella nostra Provincia.
Anche di fronte alle ultime vicende e ad alcune posizioni e dichiarazioni comparse sui canali di informazione ritengo opportuno, come Consigliere provinciale, ma soprattutto come cittadino della Valle di Fiemme, ritornare su tale tema.
Senza nessun preambolo dichiaro che la situazione attuale, nonostante il nuovo approccio e i grandi sforzi fatti dall’assessore Zeni e dal Presidente Rossi in merito – anche grazie ai molti atti legislativi e sollecitazioni presentate dall’Unione per il Trentino (e non solo) che ha vigilato e continua a vigilare su questa cruciale questione – e che vanno riconosciuti, non è sostenibile nel lungo periodo.
Il concetto fondamentale rimane uno, molte volte sostenuto da me e dai miei colleghi dell’UpT a partire dagli amici Assessori Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini e che giova però ripetere: non si tratta di guardare al ramo sanità esclusivamente con gli occhi dell’ottuso ragioniere, operando tagli lineari che permettano generici risparmi, bensì quello di scegliere, se fare, una volta per tutte, una scelta vicina ai territori trentini.
Il Trentino ha infatti dimostrato nei decenni scorsi di avere avuto lungimiranza attuando politiche di delocalizzazione dei servizi e prossimità ai cittadini delle valli; abbiamo in questo modo evitato lo spopolamento della montagna e fatto sentire sicuri, dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, ma non solo, coloro i quali decidevano di continuare a vivere nelle valli d’origine o di trasferirvicisi. Ora bisogna dire ai Fiammazzi, ai Fassani e ai Trentini se si intende proseguire in questa visione di mantenimento della qualità della vita nelle terre di montagna o se si preferisce abbracciare modelli diversi, lontani dalla nostra cultura autonomistica di vivere i territori, e a mio avviso molto pericolosi, con il rischio di vedere le nostre valli spopolarsi in pochi anni con dinamiche simili a quelle già realizzatesi nel vicino Veneto o in atre regioni con risultati disastrosi.
Questo è il cuore della questione, non l’economia di scala. Pertanto benissimo hanno fatto a mio avviso i Presidenti delle Comunità di Fiemme e Fassa, i nostri Sindaci, i cittadini, le associazioni come “Parto per Fiemme” ad affermare – ognuno per la sua parte e con la sua sensibilità e competenza – che non sussistono quelle condizioni di tranquillità che erano state garantite ogniqualvolta si è operata una modifica in termini di organizzazione e gestione del personale nel nosocomio di Cavalese. E altrettanto bene ha fatto il direttore dell’U.O di Anestesia e Rianimazione dell’Alto Garda e Ledro Benedetti ad affermare che è necessario pensare una riorganizzazione atta ad evitare la ghettizzazione di chi lavora negli ospedali, che molti si ostinano a chiamare “periferici” ma che io continuo a definire “di valle” o “territoriali”, cercando soluzioni innovative che prevedano la parziale rotazione del personale su tutto il territorio provinciale al fine di far “girare” in questo modo anche esperienze, professionalità e preziosissime competenze mediche.
In contrasto con Benedetti – che ringrazio per averci fornito il suo autorevole punto di vista – il quale definisce come soluzione ottimale l’utilizzo di primari a scavalco, ribadisco, come ho sempre fatto, come sia invece necessario ritornare alla piena funzionalità, scegliendo di nominare direttori di U.O. fissi nelle varie strutture di valle, e capaci, con la loro esperienza professionale, di circondarsi di giovani medici attratti dalla possibilità di formarsi con esperti nelle varie discipline medico sanitarie.
Venendo al caso specifico dell’Ospedale di Fiemme credo che studiare un bando provinciale ad hoc che risulti interessante per Primari di lungo corso convincendoli a concludere la loro carriera professionale in ospedali magari più piccoli e facilmente gestibili, con la prospettiva non certo moralmente trascurabile di formare le nuove generazioni, potrebbe essere la chiave di volta. In questo modo i concorsi non andrebbero più deserti e tutti i cittadini di Fiemme e Fassa tornerebbero ad avere piena fiducia del nostro ospedale.
Siamo oggi in attesa di una possibile deroga sul mantenimento del nostro Punto nascita e impostare uno sviluppo di questo tipo da subito potrebbe permetterci di ottenerla e riempirla di efficienza e sicurezza per tutti i valligiani.
Dobbiamo pertanto insistere affinché le valli trentine mantengano i loro ospedali e i trentini possano continuare a scegliere di rimanere a vivere nelle zone di montagna senza per questo doversi sentire cittadini di serie B. L’Unione per il Trentino e io abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per questo, memori che essere un partito territoriale significa innanzitutto rispondere ai bisogni del cittadino di Trento così come a quelli dell’abitante del più piccolo paese in cima alla più sperduta valle della nostra amata terra.
cons. Pietro De Godenz