VALLE DI FIEMME – Senza tanti giri di parole, il consigliere provinciale dell’Upt Piero De Godenz va dritto al sodo: «La Valle di Fiemme è pronta per un comune unico. Ormai i tempi sono maturi».
Alla luce di quanto sta avvenendo a livello provinciale, il consigliere è convinto che la Val di Fiemme abbiamo bisogno di uno scatto in avanti e aprire un dibattito serio sul suo futuro.
De Godenz, perché è convinto che si possa fare un unico comune? «Perché i cittadini e l’evoluzione di questi ultimi anni lo confermano. In tutti i campi della società civile e anche di quella amministrativa».
Cosa vuole dire concretamente?
«Partiamo dalla fine. Gli impianti Obereggen e Latemar 2200 si sono fusi. Manca l’Itap che prima o dopo ci arriverà ma il passo è stato fatto. La promozione turistica è da decenni a livello di valle e funziona benissimo. Dal punto di vista sociale ormai non ci sono quasi più differenze: istituto d’istruzione, lo sport, il tempo libero. Per non parlare dell’ospedale che è stato una conquista ottenuta solo grazie all’unità di tutti a prescindere dai confini di paese. Ormai si parla a livello di valle anche perché la mobilità al suo interno è di 12 chilometri, quindi perfettamente compatibile con un’unica realtà amministrativa. E oggi ci si muove molto di più rispetto a qualche decennio fa».
Non è troppo ottimista e forse velleitario? I campanili sembrano ancora ben saldi e l’esito di alcuni referendum lo hanno dimostrato.
«Probabilmente chi fa più resistenza sono gli amministratori e si può anche capire e ci possono essere cittadini perplessi. Ma le faccio due esempi così mi faccio capire bene. Prendiamo la chiusura della scuola di Panchià. Il motivo era dovuto al fatto che alcuni genitori preferivano mandare i bambini a Ziano e altri a Tesero. Cioè ci si muove all’interno della valle senza alcun problema. Poi i coscritti: una volta si faceva la festa paese per paese adesso è unica e i ragazzi non vedono grandi differenze. Per non parlare del calcio, dell’hockey, della scuola musicale. Insomma, manca solo la volontà di fare un passo avanti».
Come crede sia possibile proseguire?
«Innanzitutto le gestioni associate hanno dimostrato tutte le loro difficoltà. Più che gestioni associate sembrano gestioni complicate che non danno frutti positivi per tanti motivi e creano solo confusione e stress nei Comuni».
Una bocciatura senza appello?
«Direi di sì. Purtroppo poi si sono anche levate alcune competenze alle Comunità di valle, complicando tutto il quadro».
Un comune di Fiemme sarebbe di oltre ventimila abitanti che per il Trentino è davvero notevole.
«Sì ma i problemi sono unitari. In Primiero hanno avviato un percorso che sta dando buoni frutti. Per non parlare della vicina Fassa che ha fuso i due comuni più grandi senza alcun problema.
E poi noi abbiamo dalla nostra anche la storia…»
Cosa intende?
«Per millenni ci siamo autogovernati con la Magnifica Comunità di Fiemme. Ha avuto un ruolo fondamentale per secoli. La storia cambia ma la Magnifica ci ha insegnato cosa sia stare insieme».
Può, la Magnifica, avere un ruolo anche nel progetto fusione?
«Questo, a mio parere, è più difficile perché nella Magnifica mancano Capriana e Valfloriana mentre ci sono Trodena e Moena ma può essere un motore importante sotto tanti punti di vista».
FONTE: Quotidiano L’ADIGE del 17 gennaio 2018