CONS. PASSAMANI: GLI ALPINI E IL CORAGGIO DELLA PACE

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L’immagine che mi viene in mente dopo ogni Adunata degli Alpini, da quelle territoriali a quella più bella e amata da tutti, l’Adunata nazionale, è quella di un bambino che guarda con occhi fiduciosi al futuro, tenuto per mano da chi è più grande di lui e lo aiuta a non cadere mentre muove i primi passi. Gli Alpini – ed io indosso con orgoglio da trent’anni la penna nera – servono a questo: a ricordarci che non siamo soli ma siamo comunità, che dietro a ogni «bocia» c’è un «vecio» e che ogni «vecio» può contare su un «bocia» che a sua volta lo terrà per mano se ne avrà necessità.
Domenica scorsa a Treviso – con i nostri Alpini guidati dal presidente sezionale Maurizio Pinamonti, insieme all’Assessore Tiziano Mellarini, al vicepresidente del Consiglio provinciale Walter Viola, al collega Piero De Godenz, a tanti sindaci, per la novantesima Adunata nazionale – noi trentini ci siamo sentiti ancora più orgogliosi per l’affetto che abbiamo ricevuto dal pubblico assiepato a bordo strada, sugli argini del Sile, sulle mura della città. Applausi che il sistema-Trentino, di cui gli Alpini sono una importante e numerosa componente, da sempre raccoglie, ma ancora più calorosi perché l’anno prossimo saremo noi a organizzare l’Adunata che cade a cent’anni esatti di distanza dalla fine del sanguinoso primo conflitto mondiale.
Oltre ottantamila alpini in sfilata (tra i quali 5.200 della sezione di Trento, con i nostri oltre duecento gruppi), il mezzo milione di persone che ha invaso festosamente la città della Marca: sono numeri che ci confermano il grande entusiasmo che gli Alpini, i loro simboli, i loro valori, sanno ancora incarnare e muovere.
Siamo a circa quindici anni dall’abolizione della leva militare obbligatoria. Più di qualcuno ha fatto notare che gli alpini più giovani, che hanno fatto la «naja», sono ormai più che trentenni. In Trentino abbiamo oltre cinquemila «amici degli Alpini» che ci permettono di guardare con fiducia al futuro dell’Associazione. I Nu.vol.a. organizzano campi formativi di una settimana rivolti agli adolescenti, raccogliendo adesioni entusiastiche e un numero di iscrizioni di gran lunga superiore ai posti disponibili. Ci sono anche proposte di ripristinare almeno una «mini-naja» (in Svezia hanno fatto questa scelta; in Francia se ne è parlato nella campagna delle recenti presidenziali): la Ministra della Difesa Roberta Pinotti l’altro giorno a Treviso ha accennato a un servizio civile obbligatorio.
Una riflessione anche politica e istituzionale su questo scenario e sullo spazio lasciato libero dall’abolizione del servizio militare di leva è sicuramente positiva e auspicabile.
Un servizio civile volontario è già previsto (e le richieste sono maggiori dei posti disponibili) ma anche lo spirito, le competenze e le professionalità presenti all’interno del Corpo degli Alpini come in altre realtà di tradizione militare sono sicuramente un patrimonio da rivalutare e concretizzare.
A Treviso l’A.N.A. trentina ha ricevuto la «stecca» che spetta a chi organizzerà la prossima adunata nazionale. Con questo passaggio simbolico di consegne, in quanto terra di autonomia, di montagna e di volontariato, pensiamo a cosa possiamo fare per rendere attuali e spendibili tra le nuove generazioni, in una società che tende all’individualismo e alla frammentazione, quegli abbracci, quelle energiche pacche sulle spalle, quegli occhi pieni di umile orgoglio e di spirito di fratellanza che abbiamo visto nelle strade di Treviso e che rivedremo tra un anno a Trento. Essere Alpini è aprire il cuore, aiutare gli altri, essere a disposizione. Ma c’è anche un bagaglio di capacità logistiche, organizzative, pratiche – tipiche di un volontariato attivo, autentico e silenzioso – che può essere messo a sistema, soprattutto pensando alla formazione continua oggi imprescindibile, e alla necessità di dare ai più giovani strumenti di orientamento e affinamento delle competenze sulle soglie di un mercato del lavoro purtroppo sempre meno inclusivo.
C’è un patrimonio di volontariato inestimabile nelle nostre città e nelle nostre valli. Oltre agli Alpini, non dimentichiamo i vigili del fuoco volontari, il soccorso alpino, solo per citare i più «operativi» e numerosi.
Tutti questi gruppi hanno in comune senso pratico, rapidità ed efficacia di intervento, ma soprattutto intergenerazionalità, altruismo e spirito di servizio, inclusione e condivisione, che sono i migliori antidoti alla crisi di fiducia e identità che sta creando crepe e fratture nella compagine sociale.
I valori alpini sono i valori della montagna, della consapevolezza che le asperità vanno affrontate insieme, che ai diritti corrispondono dei doveri. L’Adunata del Piave ce l’ha ricordato. Con l’Adunata di Trento, quella dell’Adige dell’anno prossimo, incentrata sul tema della Pace, abbiamo la possibilità di sentirci ancora più uniti dal nostro più grande fiume, che attraversa oggi territori pacificati e che ci congiunge al mondo. Per la Pace, si sa, ci vuole coraggio.

FONTE: Quotidiano L’ ADIGE del 22 maggio 2017