CONS. PASSAMANI: INTERVENTO SU DDL ISTITUZIONE CONSULTA PER LO STATUTO SPECIALE PER IL TRENTINO ALTO ADIGE SUEDTIROL

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Grazie signor Presidente,

Care colleghe e cari colleghi,

il disegno di legge che ci accingiamo a votare, relativo all’istituzione della Consulta che avrà il compito di elaborare i contenuti del nuovo Statuto Speciale per il Trentino – Alto Adige/Sudtirol, è un momento di importanza straordinaria – certamente – ma al contempo questo diventa un punto di partenza per un lavoro che dovrà vedere tutti i trentini protagonisti e responsabili del futuro della nostra Speciale Autonomia.

Una stagione della responsabilità, dunque.

Una responsabilità diffusa che, come previsto nel disegno di legge, possa raccogliere le istanze che provengono dalle varie componenti della società, dalle associazioni di categoria ai sindacati, dalle associazioni e organizzazioni che si occupano del sociale, dell’ambito culturale e del volontariato e che costituiscono l’architrave su cui si fonda la nostra Autonomia.

Un’Autonomia con la “A” maiuscola, che sia frutto di un forte dialogo fra Trento e Bolzano, capace di interpretare e realizzare un disegno comune, seppur attraverso due organismi distinti; per questa ragione auspico che possa essere garantito – magari anche attraverso l’istituzione di una sottocommissione all’interno della Consulta stessa – un costante confronto con i cugini altoatesini che possa fungere da raccordo permanente.

Il momento storico in cui ci troviamo a riprendere in mano la “Carta Costituzionale” dell’Autonomia della nostra Regione non è certamente dei più facili, o dei più tranquilli; le tensioni politiche ed istituzionali, nel nostro Paese, da ormai diversi anni sono orientate verso un potenziamento di un impianto centralista che cozza in modo molto forte con quel regionalismo di matrice autonomistico che noi invece rappresentiamo e che, al contrario, siamo convinti che con una giusta declinazione potrebbe essere un modello da esportare anche nelle altre Regioni, a partire da quelle limitrofe e che hanno caratteristiche storiche, culturali e popolari simili alle nostre, per un ripensamento profondo dell’organizzazione del nostro Paese che permetta di responsabilizzare gradualmente i territori nella gestione delle risorse pubbliche. Il modello federalista è fallito, ma era debole sin dall’origine proprio perché puntava solo alla gestione delle risorse economiche ma senza l’assunzione di responsabilità che passa necessariamente con l’assunzione di competenze importanti, onerose, da dover e saper declinare con intelligenza e oculatezza sui rispettivi territori; il Trentino – Alto Adige/Sudtirol in questo, a mio avviso, è un esempio non solo per quanto riguarda la buona gestione, non scevra da una doverosa autocritica su errori commessi o su possibili azioni di miglioramento, ma soprattutto sulla capacità di essere un’Autonomia dinamica che ha saputo interpretare l’evoluzione della società, delle sue istanze, dei suoi bisogni, interloquendo con lo Stato aumentando – attraverso le norme di attuazione dello Statuto – le proprie competenze e contribuendo in misura sempre maggiore al risanamento del deficit statale.

Il nostro Statuto ha bisogno certamente di una revisione; i contributi del Professor Toniatti e del Professor Pombeni che hanno stimolato le riflessioni di tutti noi su quale dovesse essere la modalità e i contenuti del nuovo Statuto, sono stati importanti perché hanno messo in evidenza le possibilità e i rischi di questo passaggio. In questo solco credo dovremo effettivamente essere capaci di far capire, non solo all’Italia ma anche all’Europa, le ragioni e la legittimazione della nostra Autonomia, valorizzando la capacità di un’ottima gestione della cosa pubblica che si accompagna ad una cultura del solidarismo ancora ben strutturata, sottolineando la capacità di essere innovativi mantenendo comunque un forte legame con le tradizioni e le periferie.

Più volte nei miei interventi a difesa della nostra Autonomia, in quest’Aula o sulla stampa locale, ho evidenziato il fatto che l’errore più grande che potevamo commettere era quello di una chiusura all’interno di un “fortino dorato”, con un atteggiamento difensivo che poteva sembrare volto a tutelare privilegi già acquisiti.

Oggi, invece abbiamo l’occasione di rilanciare, di mettere sul tavolo le nostre prerogative autonomistiche dimostrando a tutti, a partire dai nostri concittadini, che l’Autonomia è un bene comune da salvaguardare ma anche da far conoscere ed apprezzare, con l’auspicio che possa – come dicevo poc’anzi – essere un momento di riflessione anche per le Istituzioni romane e per le altre Regioni, per promuovere un’ulteriore riforma del nostro Paese.

Dovremo lavorare per dare un nuovo ruolo alla Regione, che deve rimanere un presidio fondamentale della nostra Autonomia, con un’infrastruttura più leggera e competenze più specifiche; dovremo valorizzare l’esperienza dell’Euregio, prova tangibile di quella capacità di saper interpretare i profondi e veloci mutamenti culturali e sociali che abbiamo saputo interpretare dimostrando visione e lungimiranza, esempio di quel regionalismo europeo che potrebbe e dovrebbe essere il fulcro per la costruzione di una nuova idea di Europa.

Care colleghe e cari colleghi,

oggi inizia un cammino che porta ciascuno di noi, dentro e fuori quest’Aula, nei rispettivi ruoli, ad essere reali artefici e protagonisti del nostro futuro, un’occasione importantissima per rilanciare e ridare nuova certezza alla nostra Autonomia Speciale; per tale motivo chiedo, a nome dell’intero Gruppo consiliare dell’Unione per il Trentino, uno sforzo comune in questo percorso che ci porterà all’adozione del Terzo Statuto d’Autonomia per la Regione Trentino Alto – Adige/Sudtirol in cui maggioranza e minoranza sappiano lavorare insieme, in modo costruttivo, per il bene comune del nostro amato territorio.

 

Grazie a tutti.

 

Trento, 26 gennaio 2016

 

 

Cons. Gianpiero Passamani