Per lavoro e per passione seguo con interesse le vicende politiche che si svolgono in provincia di Trento e a livello nazionale ed europeo e, prendendo spunto da alcuni avvenimenti e dichiarazioni di questi giorni, mi sono trovato a sviluppare una serie di riflessioni.
Partiamo da casa nostra, dal Trentino, dai trentini e dai partiti che li rappresentano; con attenzione ho letto le dichiarazioni susseguitesi sul futuro della coalizione di centrosinistra e i dibattiti molto accesi, impossibile e inutile negarlo, su chi questo futuro sarà chiamato a disegnarlo cercando di tenere le redini delle varie segreterie. Ho letto nomi, visto facce conosciute e amiche esporsi in modo anche netto e magari in maniere forbita e alta a livello di pensiero ma non ho colto, mi sia consentito dirlo, un disegno complessivo, una visione del Trentino del 2020.
Ho percepito e percepisco mentre lavoro in Consiglio provinciale ma anche sentendo i commenti di chi quotidianamente quando prendo il caffè al bar mi interroga sulle prospettive imminenti, un momento delicato della politica che spesso appare ai più incapace di “coinvolgere” ed “includere” perchè troppo attenta a “gestire” e “controllare”.
Serve una progettualità rinnovata, accompagnata dalla capacità di condividere realmente nuovi percorsi, abbandonando i tatticismi da campagna elettorale in favore delle azioni concrete da realizzarsi tramite coalizioni serie e credibili.
Punto primo. Il nostro campo d’azione è, e a mio avviso deve essere, il Centrosinistra Autonomista, aperto alla nuove sollecitazioni provenienti anche dalla recenti elezioni comunali; è bene ripeterlo in un periodo nel quale sempre più spesso leggo di “nuovi orizzonti” o “nuovi approdi” variegati e generici: non scherziamo.
Il nostro approdo è un Trentino dei prossimi vent’anni capace di confermare la bontà della sua politica di gestione dell’Autonomia con rinnovati strumenti. Serve però un atteggiamento positivo; nessuno vuole negare il parziale calo di risorse e la crisi, i cui strascichi ancora gravano anche su di noi, ma ricordiamo come la stessa sia stata gestita e come il Trentino presenti ora indici di ripresa economica confortanti e soprattutto margini di miglioramento. “Non siamo più l’isola felice di un tempo!” sento spesso ripetere come un mantra; atteggiamento sbagliato: in un mondo globalizzato come il nostro, essere un’isola sganciata dal resto del mondo significherebbe sparire. Diciamolo chiaramente, siamo Trentini – orgogliosi di esserlo con le nostre tradizioni e leggi – ma siamo anche italiani e europei. L’approdo nazionale e le visione europea devono fare parte – e fanno parte – del nostro orizzonte immediato. Veniamo alla dimensione dei partiti provinciali che non può essere più esclusivamente localista. Torna qui attuale, mi sia consentito dirlo, l’approdo a quella che è stata la Civica Margherita per il governo del Trentino, la quale era innovativa nel 1998 ed è attualissima oggi.
Non lo dico con nostalgia ma con convinzione. Serve nuovamente un’area di centrosinistra capace di raccogliere moderati e progressisti su temi cari al territorio e alla nazione, capace di ispirare e incidere sulla visione nazionale a tal punto da venire “copiata” nel suo modello coalizzativo. Non importa il nome che vorremmo darle, importa che una prospettiva del genere ci sia ancora, pienamente calata nell’attuale contesto e costruita assieme a chi, penso in primis a Lorenzo Dellai oggi parlamentare e padre di quella assai felice e fruttuosa stagione poltica, per competenza ed esperienza è ancora in grado di dare moltissimo alla nostra terra seppur in un ruolo differente ma non per questo meno importante.
E in questa accezione di rinnovamento, senza scordare da dove veniamo ma ben decisi a raggiungere nuovi traguardi, che appaiono chiare le proposte portate avanti dall’UpT, ad esempio in termini di Sanità e riorganizzazione della rete ospedaliera.
Il presupposto è squisitamento politico e non personalistico come erroneamente riportato nelle notizie dei giorni scorsi. Si tratta di lavorare pensando al policentrismo del Trentino non al preteso primato politico di questo o quel partito o di questo o quell’assessore; valutiamo lo stato dell’arte, studiamo le leggi europee e nazionali, consideriamo se a livello trentino, grazie ad un uso consono e responsabile della nostra Autonomia, siamo in grado di ritagliare servizi su misura e risolvere problemi vecchi e nuovi e poi, se la risposta è affermativa, agiamo per fornire risposte utili ai nostri concittadini, tenuto conto delle nostre peculiarità amministrative e territoriali. Altro esempio, e parlo di avvenimenti a me molto vicini, è la Valdastico. Dopo più di trent’anni siamo ora stati in grado di portare il Veneto ad un tavolo di confronto. Io dico, vediamo cosa c’è su quei progetti: se l’impatto ambientale sarà minimo ( ad esempio con solo due canne di galleria e gli svincoli interni alla stessa) e per quanto riguarda la Valsugana, il recupero della zona dei laghi e il rilancio della stessa in termini turistici saranno importanti non vedo perchè opporsi. Qualora l’impatto ambientale risultasse invece devastante, sarei il primo a gridare NO assieme al mio partito e a posizionarmi di fronte alle ruspe. Ma prima di farlo aspettiamo di conoscere tutto nei dettagli, non agiamo di pancia in quanto farlo potrebbe pregiudicarci buone prospettive territoriali ed economiche.
Insomma, credo, e lo ripeto, che prima di tutto sia necessario ricostruire un clima di positività, di fiducia, che da troppo tempo si è perso nel nostro Paese e, ahimè, anche nel nostro Trentino; quella fiducia che con toni a volte molto coloriti e che sembrano più slogan da campagna elettorale che promesse concrete, tenta di rilanciare quotidianamente anche il premier Matteo Renzi che, aldilà delle valutazioni politiche sul merito dei singoli provvedimenti, molto sta facendo insieme al suo governo per ricostruire un’immagine forte e credibile del nostro Paese.
Girando in queste settimane le nostre valli ho trovato riscontri del tutto inaspettati rispetto al clima di sconforto generale con il quale sono abituato ad essere avvicinato nelle aule del Consiglio provinciale; ho incontrato cittadini e imprenditori che ce la stanno facendo, che si stanno reinventando, che hanno saputo trasformare un momento di grande difficoltà in un’occasione. Ecco, proprio per loro e prendendo esempio da loro sono convinto che noi amministratori dobbiamo oggi e dovremo sempre di più domani aiutare a rilanciare quella fiducia che costituisce l’ingranaggio fondamentale per rimettere veramente in moto l’economia trentina e italiana. Servono politica e lavoro, non perdita di tempo e tatticismi.
cons. Gianpiero Passamani