CONS. TONINA: CONSULTA, RUOLO DELLA REGIONE E DELLE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

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CONSULTA PER LO STATUTO SPECIALE PER IL TRENTINO-ALTO ADIGE/SUDTIROL

Intervento del cons. Mario Tonina presentato durante i lavori della Consulta del 10 ottobre 2016.


 

Province autonome e Regione

L’attività della Consulta per lo Statuto speciale, istituita dalla legge provinciale n. 1 del 2016, è entrata nel vivo dell’attività di studio, di ricerca e di approfondimento volta a raccogliere spunti, riflessioni ed osservazioni critiche e ad elaborare proposte di revisione dello Statuto speciale.

Tali proposte, che auspicabilmente dovrebbero raggiungere un’intesa con la Convenzione istituita dalla Provincia autonoma di Bolzano e conseguentemente con il Consiglio Regionale, dovrebbero trovare sbocco, nella procedura prevista dall’articolo 103, secondo comma, dello Statuto, secondo cui l’iniziativa per la riforma del medesimo appartiene anche al Consiglio Regionale su proposta dei Consigli delle due Province autonome e successiva conforme deliberazione del Consiglio Regionale medesimo. Segue l’approdo in sede parlamentare delle proposte modificative statutarie così elaborate, al fine di dare corso all’iter previsto dall’art. 138 della Costituzione.

Questa attività di studio è arricchita da un processo partecipativo su larga scala aperto a cittadini, enti ed organismi associativi portatori di interessi economici, sociali, culturali e ambientali aventi sede in ambito provinciale con attivazione di momenti di confronto con la Giunta provinciale, i parlamentari trentini e i componenti della Commissione dei Dodici, ai fini di una definizione dei contenuti della riforma dello Statuto speciale connotata da un ampio coinvolgimento della società civile e delle istituzioni, tenuto conto anche dei processi di riforma costituzionale in corso ed in particolare dalle disposizioni dell’art. 39 “Disposizioni transitorie”.

È innegabile che la partecipazione della società civile trentina all’elaborazione delle proposte di modifica dello Statuto speciale rappresenta un elemento di indiscusso rilievo, posto che le proposte di revisione non devono scaturire da un’unilaterale scelta calata dall’alto; anzi devono rappresentare il frutto di idee, progetti e riflessioni della società civile, variamente rappresentata all’interno della Consulta.

Il tema oggi all’esame riguarda l’assetto della Regione in funzione di una ridefinizione razionale e coerente delle sue competenze, anche ai fini di un razionale dimensionamento e bilanciamento delle stesse rispetto alle due Province. L’obiettivo è quello di uscire dall’immobilismo riformatore in un’ottica di rivitalizzazione dell’ente, in una lettura territorialmente orientata in via prioritaria alla tutela e alla promozione dell’identità locale e in definitiva allo sviluppo delle collettività insistenti sui territori delle due Province di cui l’ente Regione è esponenziale in un rapporto di inscindibile unitarietà e coesione tra i tre enti.

Non voglio peccare di retorica o soffermarmi su aspetti di puro tecnicismo, che poco servono, in termini di concretezza, al lavoro che stiamo svolgendo. Mi pare, peraltro, utile ricordare, quale punto di partenza della disamina, l’art. 116 della Costituzione nel testo novellato dall’art. 2 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), il quale prevede (primo comma) che il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino – Alto Adige/Südtirol e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste dispongano di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi Statuti speciali adottati con legge costituzionale. L’articolo prevede, anche che la Regione Trentino – Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano (secondo comma).

Tre sono, a mio avviso, gli elementi di spicco contenuti nel citato art. 116 come sostituito dall’art. 2 della legge costituzionale n. 3 del 2001, rilevanti nell’esame del tema oggi posto alla nostra attenzione:

  1. viene riconosciuta la speciale autonomia della Regione nella nuova denominazione bilingue (Regione Trentino – Alto Adige/Südtirol);
  2. il riconoscimento della specialità viene formulato in modo tale da non indurre la “derivazione” dell’autonomia (da “sono attribuite” a “dispongono”);
  3. è inserita nella Costituzione la disposizione secondo cui la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano; rileva, quindi, l’espresso riferimento (nella Costituzione per la prima volta) alle due Province autonome.

Tale disposizione si deve leggere in modo simmetrico all’art. 25 dello Statuto, il quale nel definire la composizione delle assemblee legislative, prevede che il Consiglio regionale sia composto dai membri dei Consigli provinciali di Trento e di Bolzano.

Da un’attenta lettura delle citate disposizioni emerge che il legislatore costituzionale non ha certo voluto depotenziare o marginalizzare il ruolo della Regione, evidenziando, anzi, le peculiarità in termini di unitarietà, quale ente che comprende le due Province autonome. Province che in occasione della stagione riformatrice del 2001 (leggi costituzionali nn. 2 e 3), hanno registrato una significativa implementazione delle loro competenze (vedasi ad es. l’art. 47 dello Statuto riguardante la legge sulla forma di governo della Provincia, con contenuti differenziati rispetto alle due Province), anche grazie alla clausola di favore di cui all’art. 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001, che consente l’applicazione alle regioni ad autonomia differenziata, sino all’adeguamento dei rispettivi Statuti, delle disposizioni contenute nel Titolo V della Parte II della Costituzione per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già attribuite.

Ciò premesso, in un contesto di valutazione complessiva dell’assetto dei tre enti, anche in termini di adeguatezza al mutato quadro socio-economico ed istituzionale, potrebbe trovare spazio una valorizzazione del ruolo della Regione che non può certo essere relegato a marginali e circoscritte funzioni di collante o cerniera tra le due Province.

In buona sostanza si tratta di mettere a punto, tenendo conto anche dei nuovi scenari di riforma costituzionale, una trasformazione istituzionale in una logica di semplificazione, tesa al recupero del ruolo della Regione in un circuito più ampio, attraendo in capo alla stessa compiti e funzioni di effettiva rappresentanza degli interessi territoriali, da esercitare nel rispetto di procedure di raccordo e di modelli collaborativi con le due Province e gli enti locali. L’enucleazione di tali nuove funzioni, può essere ricondotta ad ambiti caratterizzati da matrici unitarie, alla cui tutela e cura le due Province non possono che essere accomunate a fronte dell’omogeneità degli interessi ad essi sottostanti.

Mi riferisco, allo sviluppo dei rapporti transfrontalieri e degli scambi culturali anche in relazione ai collegamenti con le istituzioni europee, al potenziamento delle infrastrutture su scala regionale, alla promozione e alla valorizzazione delle zone di montagna, settori, questi, in relazione ai quali la Regione potrebbe farsi promotrice, in un’ottica euroregionale, di un’azione coordinata anche per quanto attiene alle possibili intersecazioni con le politiche comunitarie. Da ultimo si potrebbe ipotizzare un ruolo peculiare che la Regione potrà svolgere in rapporto alle competenze del futuro Senato delle Autonomie.

Una valorizzazione della Regione potrebbe per esempio discendere anche dalle politiche legate al welfare e all’assistenza in relazione allo sviluppo della mobilità transfrontaliera dei pazienti riconosciuta dalla direttiva 2011/24/UE.

Rilevo poi le proficue iniziative scaturite nel corso dell’ultimo decennio nell’ambito dei rapporti transfrontalieri e le positive ricadute in vari settori tra cui energia, ambiente, sanità, ricerca e alta formazione, lavoro, politiche sociali, politiche giovanili, turismo, agricoltura, politiche culturali, mobilità e traffico attraverso lo sviluppo di strategie volte a favorire la conoscenza e l’innovazione, la cooperazione economica nell’erogazione dei servizi, gli scambi culturali, tra le scuole e l’Università, il potenziamento del trilinguismo/multilinguismo, avvalorando quelle tradizioni e radici storiche comuni che sono poste a fondamento della costituzione dell’ente Regione Trentino – Alto Adige/Südtirol, quale anello di congiunzione tra l’Italia e l’Europa.

Sarebbe auspicabile un più significativo coinvolgimento della Regione nella cura dei rapporti di cooperazione transfrontaliera, transnazionale o interregionale e nella definizione delle politiche volte ad attuare gli interventi deliberati in tali sedi. Il riferimento è ai vari organismi costituiti per promuovere interessi che travalicano i confini, quali l’Euroregione alpina Tirolo-Alto Adige-Trentino, costituente una significativa esperienza di collaborazione transfrontaliera decollata nei primi anni ’90, il GECT, Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale e la Comunità di Lavoro delle Regioni Alpine (Arge Alp) composta da 10 tra Province, Regioni, Länder e Cantoni appartenenti ad Austria, Germania, Italia e Svizzera.

In definitiva occorre, a mio avviso, attribuire alla Regione una regia organica, complessiva e coerente in grado di incidere negli indicati settori di intervento, in una dimensione internazionale dell’autonomia che valorizzi i collegamenti in sede comunitaria anche in relazione al processo partecipativo in ordine alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, che vede coinvolte in prima linea le autonomie territoriali, ivi compresi gli enti ad autonomia differenziata, disciplinato dalle legge n. 234 del 2012.

A mio modo di vedere quindi, il futuro e il progresso del Trentino non può prescindere in un sistema di governance multi-livello da un processo di valorizzazione della Regione, che porti, in un contesto di ridefinizione delle competenze articolato secondo le direttrici sopra individuate. Processo che deve essere volto ad assicurare l’unitarietà territoriale e la coerenza dell’azione pubblica di governo locale, promuovendo in attuazione del principio di sussidiarietà e nel rispetto dell’autonomia delle due Province autonome e dei comuni, sinergie, processi di collaborazione e di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali, attivando dinamiche partecipative ed inclusive volte ad assicurare lo sviluppo del territorio e, in definitiva, la coesione sociale.

Tale contributo relativo al futuro ruolo della Regione, come nuovo strumento di collaborazione tra le province di Trento e di Bolzano, vuole essere una proposta da condividere con la Convenzione di Bolzano al fine di raggiungere un testo unitario da presentare al Parlamento nazionale.

                                                                                   Consigliere provinciale Mario Tonina