Un’opportunità unica. Per puntare all’eccellenza. Per Pietro De Godenz, consigliere provinciale dell’Upt, che in passato ha gestito tre Mondiali di sci nordico, non sfruttare l’occasione delle Olimpiadi invernali del 2026 per il Trentino vorrebbe dire sbagliare il gol della vittoria a porta vuota. In una finale di Champions League. Secondo voci sempre più insistenti, il numero uno della giunta starebbe pensando a lui come responsabile del Comitato olimpico locale.
Pronto ad accettare questo importante incarico?
Non sono in grado di rispondere perché al momento non mi è stato chiesto nulla. Oltre al Comitato olimpico centrale che si occuperà dell’organizzazione generale dell’evento, ce ne saranno altri a livello locale. L’importante è che si faccia affidamento su persone che conoscono bene la materia. Maurizio Fugatti, da quanto ne so, ha già avuto diversi incontri a Roma.
Cosa porteranno al Trentino le Olimpiadi?
Innanzittutto un’incredibile ricaduta sotto il profilo dell’immagine. Cortina sta ancora vivendo di rendita dei Giochi invernali del 1956 e ho detto tutto. Lo stesso discorso vale per per Torino. Dobbiamo fare sistema.
In che senso?
La Val di Fiemme e Piné, per esempio, dovranno studiare strategie comuni e non singole. Per quanto riguarda la promozione credo che Trentino Marketing ha le carte in regola per “vendere” bene un appuntamento di tale spessore. Dobbiamo far passare il messaggio che un terzo delle medaglie verrà assegnato sui nostri campi di gara.
Dove vanno concentrati gli investimenti?
Dovremo completare e adeguare le strutture sportive tanto per iniziare ovviamente. Vanno poi riqualificati i nostri alberghi, mettere in atto importanti interventi per migliorare la viabilità e la mobilità. Necessario poi un collegamento metropolitano con Verona. E con il suo aeroporto. La giunta presieduta da Maurizio Fugatti lo sa.
Quale l’errore da non commettere?
Pensare che con le Olimpiadi ci sarà nelle nostre valli un numero di presenze superiore a quello generato da un Mondiale di sci. La differenza sta nella visibilità che i giochi olimpici danno.
E magari evitare di costruire strutture che dopo il 2026 abbiano costi di gestione insostenibili.
Quel rischio non lo corriamo. Aver puntato per lo sci nordico sulla Val di Fiemme e per il pattinaggio su Piné è stata la scelta migliore che si potesse fare. Alle Olimpiadi di Torino il centro del salto e del fondo era a Pragelato. Due sport che non avevano nulla che vedere con questo paese. Alla fine dei Giochi gli impianti sono stati smantellati. Qui non succederà una cosa del genere.
Perché?
In Val di Fiemme e a Piné lo sci e il pattinaggio sono nel dna di queste due realtà. Nella loro storia. Ha comunque ragione chi sostiene che dopo i Giochi bisognerà subito tenere vive le strutture sportive organizzando eventi di altissimo livello. Come i Mondiali.
Nel mondo queste Olimpiadi sono conosciute come quelle di Milano e Cortina. Del Trentino non c’è traccia. Non ritiene che ciò sia per noi penalizzante?
Sì. È fondamentale inserire nel nome dei Giochi la parola Dolomiti. So che il presidente della Provincia la pensa come me e si è già mosso per far capire a chi di dovere che rivedere la dicitura porterebbe benefici anche a Milano. Deve insistere. È la priorità numero uno.
FONTE: Quotidiano L’ADIGE del 3 agosto 2019