L’ ospedale di Cavalese, al servizio delle Comunità di Fiemme, Fassa, Cembra e Primiero oltreché di tutti gli ospiti che ogni anno in concomitanza delle stagioni turistiche nelle suddette si riversano, ha attraversato negli ultimi anni notevoli cambiamenti.
Gli stessi, ancora evidentemente in corso, non riguardano esclusivamente l’ormai suo malgrado famoso Punto nascita e i servizi ginecologici e chirurgici ad esso correlati ma anche altri Servizi fondamentali.
E’,ad esempio, il caso dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia, divenuta negli anni grazie al prezioso lavoro dello Staff coordinato con professionalità e dedizione dal direttore dott. Marco Molinari, un riferimento riconosciuto d’eccellenza ben oltre i confini provinciali, come confermato anche dalle numerose persone che ogni anno scelgono proprio Cavalese per la validità dell’assistenza resa.
Caratteristica importante dell’ Unità di Ortopedia e Traumatologia è l’alto livello di specializzazione raggiunto che fa della tempestività una delle sue caratteristiche peculiari. Agire velocemente e correttamente su di un trauma permette infatti di togliere dolore al paziente, limitando nel contempo i periodi di degenza con conseguenze positive innanzitutto per l’assistito – accorciamento del periodo obbligatorio di degenza – ma anche per l’ente pubblico, data la riduzione dei costi.
Fino a poco tempo fa l’organico dell’Unità di Ortopedia e Traumatologia poteva contare su 6 medici – 5 più un Direttore medico – ridottisi ora a 4 totali dopo la scelta di 2 professionisti di recarsi altrove. Va poi evidenziato come nonostante l’organizzazione ambulatoriale interna sia stata rivista in autonomia presso la struttura ed efficientata al massimo, in periodi come ad esempio quello estivo date le ferie e i riposi spesso possano essere turnati solo 3 medici, i quali si riducono ulteriormente a 2 un giorno a settimana poiché, giustamente, chi lavora sabato e domenica deve poi recuperare. Tale vuoto d’organico, inoltre, non ha potuto essere colmato in seguito ai recenti concorsi poiché i tre medici neoassunti in Provincia hanno deciso di prendere servizio a Trento. Scelta che risulta essere una costante – spesso infatti il medico specialista è portato a scegliere di operare in una grande struttura, e quindi in una grande città, dove la casistica è certamente maggiore e più varia, oppure in ambienti ritenuti meno stressanti come alcune cliniche private, in grado di garantire orari più comodi o facilmente gestibili – pertanto uno degli scopi da perseguire deve essere quello realizzare, in accordo con l’APSS e confrontandosi con chi già opera nelle strutture periferiche, metodi atti ad aumentare l’attrattività degli ospedali ubicati nelle valli al fine di garantire la copertura delle figure necessarie, in questo caso in ortopedia a Cavalese, ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto per altre specializzazioni ed in altri luoghi – come Cles, Arco, Tione e Borgo Valsugana – comprendendo non solo il personale medico ma anche quello infermieristico e di sostegno, parimenti importante e difficoltoso da reperire e tralasciando, magari, sterili polemiche politiche.
Rimanendo sul caso specifico di Cavalese, una possibilità potrebbe essere quella di andare verso una specializzazione ulteriore nel campo legato alle protesica ad esempio sviluppando ulteriormente la metodica fast track, già oggi praticata con successo e risultati di assoluto valore in ambito aziendale e provinciale – ma con ampi margini di potenziale sviluppo e che necessitano di un valido supporto dei servizi di fisioterapia ospedaliera, anch’essi al momento sottodimensionati; ovviamente, onde garantire una futura presenza di medici e una maggiore operatività sarebbe necessario rivedere la situazione delle sale operatorie. Al momento esse sono inaccessibili (si spera ancora per poco) per le specialità chirurgiche eccetto l’ostetricia dal venerdì sera al lunedì mattina, con la speranza che la nuova sala in costruzione dedicata al reparto di Ginecologia e al Punto nascita – ottenuta, è bene ricordarlo, perchè tutti gli attori interessati hanno remato nella stessa direzione – possa essere occasione di un miglioramento in termini operativi e di tempistica. Altrimenti il rischio, evenienza che si sta già avverando come confermano segnalazioni quotidiane di professionisti e cittadini, è quello che le persone comincino a rivolgersi altrove – verso cliniche private o strutture fuori provincia – aumentando i casi di mobilità passiva, e i relativi costi, destinati a gravare infine sulle cittadine e i cittadini. Ultima considerazione, ma non in termini di importanza, la situazione generale provinciale legata ai medici ortopedici: attualmente quelli attivi nella nostra provincia sono 42, dei quali, entro fine 2019 per vari motivi un numero consistente verra’ sicuramente a mancare. Facile immaginare che se non si interverrà per tempo, come avvenuto anche nel recente passato, il risultato dei futuri concorsi andrà a colmare le posizioni vacanti nei nosocomi di Trento e Rovereto, lasciando sguarniti gli altri, con tutte le complicazioni del caso, non ultimo, per ospedali come quello di Cavalese molto legato al turismo e considerato da tutti al top per efficienza e qualità quella di entrare in ulteriore sofferenza con la stagione invernale, particolarmente intensa per quanto riguarda l’operatività di traumatologia e ortopedia
Pertanto l’unica soluzione, a mio avviso, è che si continui a operare tenendo bene in mente che per una terra speciale come è il nostro Trentino servono parametri speciali e, quindi, una visione d’insieme – che comprende anche una sanità speciale che in questo caso particolare significa sale operatorie aperte anche il sabato e la domenica nelle valli al servizio di Ortopedia e Traumatologia ma che in generale vuol dire scegliere per ogni valle una specializzazione e tramutarla in eccellenza. Eccellenza che ovviamente non può rimanere solo in fase progettuale sulla carta ma deve poi trovare piena concretizzazione all’interno degli ospedali territoriali.
Non è un risultato impossibile ma certamente vanno subito intensificati i confronti a tutti i livelli tra amministratori locali, Provincia e APSS – ascoltando sempre con particolare attenzione coloro i quali quotidianamente da professionisti e volontari nei e con i nostri ospedali territoriali lavorano, spesso mantenendo a discapito del loro tempo personale livelli altissimi di prestazione e assistenza. Su tutto, in conclusione, vanno ascoltati e sentiti le cittadine e i cittadini. Non cadiamo nel giochetto, visto anche recentemente, di mettere “questo” ospedale locale contro “quello” magari per una manciata di voti o un po’ di consenso. La partita è di tutti e il risultato da raggiungere è la giusta assistenza sanitaria per ogni abitante del Trentino, a Trento come nel paesino più lontano dalla città. Questo significa autonomia responsabile.
Cons. Pietro De Godenz