Protonterapia

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I consiglieri della IV commissione hanno visitato il centro per la cura dei tumori: un “viaggio” che i consiglieri hanno fatto nella struttura, che secondo il direttore dell’Azienda sanitaria, Luciano Flor, dovrebbe cominciare a curare i pazienti oncologici entro l’estate, dal cuore costituito dalla camera isocentrica dove il fascio di protoni viene prodotto, alle Tac di ultima generazione, alla camera di rianimazione pediatrica (i piccoli pazienti verranno trattati in anestesia totale), agli ambulatori medici.

I consiglieri sono stati accompagnati dal dottor Maurizio Amichetti, dirigente dell’Unità operativa di Protonterapia e dal professor Renzo Leonardi. Il dottor Amichetti ha spiegato che Protonterapia, allo stato attuale delle conoscenze, viene usata soprattutto nella terapia dei tumori della testa, del cervello e della colonna vertebrale e in quelli solidi dei bambini.

Dopo la visita all’impianto tecnologico del centro c’è stato il confronto tra i consiglieri, Flor e l’assessore Donata Borgonovo Re. Il direttore dell’Azienda dott. Flor  ha sintetizzato “Ogni giorno la sanità trentina assorbe 3 milioni di euro, l’impatto di questo centro sarà di 20 mila euro”.

Una cifra che, fino a quando non si arriverà a regime, tra tre anni, quando si prevedono 700 pazienti all’anno, 60 – 70 al giorno, per un totale di 20 mila sedute (ogni ciclo di trattamenti di 25 – 30 sedute costerà circa 20 – 25 mila euro) sarà sostenuta dall’Azienda sanitaria, in base ad un piano finanziario già approvato dalla Giunta. Ha ricordato anche che l’idea rimane quella di non far pagare direttamente le prestazioni ai pazienti.

C’è poi l’aspetto della concorrenza di altri centri di Protonterapia in Italia. L’unico, attualmente in funzione è quello di Pavia, col quale verrà avviata una collaborazione, ma che ha caratteristiche diverse da quello di Trento che l’ultimo nato non solo nel nostro Paese ma in Europa.

Centri di Protonterapia esistono solo nelle grandi città americane, giapponesi e del nord Europa. L’Olanda, ha ricordato il direttore dell’Azienda, ha un piano per costruirne altri quattro come il nostro, con l’obiettivo di trattare con questa terapia (che può essere integrata con la chemio e la radioterapia) il 20% dei malati di cancro.
Infine, il professor Leonardi, padre di Protonterapia, ha lanciato un appello perché la dimensione della ricerca nel campo della fisica collegato all’impianto non venga dimenticato.

Piero De Godenz, si è dichiarato orgoglioso di questo centro e ha ricordato che il raggiungimenti del punto di equilibrio economico tra tre anni è una scommessa importante soprattutto in un momento in cui si tagliano le risorse per gli ospedali periferici.